ChateXpert
I nostri servizi di Community: videochat, forum, registrazione, ricerca prfili con foto.

chat
videochat
ingresso Community
ricerca profili
il mio profilo
registrati
forum
fotoguestbook
regolamento
siti amici

Servizi gratuiti per Webmasters

crea la tua chat
Login Webmaster
free forum
free guestbook
free newsletter
help-faq

Servizi professionali per le aziende.

LiveHelp chat
premium chat
Community engine
referenze
chi siamo
dicono di noi
assistenza online


34.408 ragazze in chat
51.611 ragazzi in chat
84.714 webmasters
45.318 chat rooms



Segui Chatexpert su Facebook!

Home » Forum » I vostri INCONTRI ??? » l'Italia come l'Islanda...e perche' no?


 
I vostri INCONTRI ???
mirea
Inviato il 07/12/2011 20.04.08
 


Segui "Cose che nessuno ti dirà" su Facebook e su Twitter !


martedì 6 dicembre 2011
Parlano di come superare una "crisi" che non può essere superata... - editoriale

Siamo sicuri al 100% che i cittadini interpellati abbiano risposto davvero come indicato nel sondaggio di Ballarò del 29 Novembre riportato sopra. Il problema è che la risposta giusta è la "C", quella che non hanno proposto. Da questa "crisi" non se ne esce. Si ostinano a non dirlo, ma per capirlo ci vuole veramente poco. Sondaggi come questo servono solo a far digerire ai cittadini-telespettatori le varie "stangate" che si susseguiranno, convincendo i cittadini che i "sacrifici" sono necessari, e che la maggioranza degli italiani sono disposti ad accettarli di buon grado: "mal comune, mezzo gaudio". Li accettano gli altri, perché non dovresti accettarli tu? E se davvero la gente è disposta a pagare ancora più di quanto stia pagando, è grazie al lavoro certosino che stanno facendo i partiti politici e i mass media a loro asserviti.

Continuano a paragonare la situazione attuale alla crisi del '29, che fu causata da circostanze ben diverse, in uno scenario economico post-bellico altrettanto diverso. Per definire la situazione di oggi infatti, la parola crisi è utilizzata a sproposito: questa non è una "crisi" ma la logica conseguenza di scelte politico-economiche pianificate a tavolino da quei poteri forti che gestiscono il sistema economico ed i mercati (il debito pubblico è conseguenza del sistema monetario a debito) e quelle multinazionali che si stanno trasferendo in massa nei paesi del terzo mondo.


Abbiamo perso milioni di posti di lavoro grazie alla delocalizzazione verso il terzo mondo, ma non è ancora finita. Ne perderemo altrettanti nei prossimi anni. Se alcune aziende hanno già terminato il processo di delocalizzazione, in alcuni casi è tuttora in corso: le fabbriche non chiudono mai i battenti all'improvviso, per ovvi motivi di immagine: se dichiarassero spudoratamente che si trasferiscono dove il costo del lavoro e le tasse sono convenienti, e le leggi sulle emissioni inquinanti sono permissive (risparmiando sui costi di depurazione e smaltimento dei rifiuti) rischierebbero di perdere clienti. Chiudono per gradi, come sta facendo la Fiat, tagliando il personale "a rate", adducendo a quella "crisi" che stanno aggravando loro stesse, licenziando in massa. E' di pochi giorni fa, la notizia che gli stabilimenti Whirpool presenti in Italia manderanno a casa 1.000 lavoratori. Lo hanno detto giornali e tv, che si sono "dimenticate" di farci presente che negli USA, "patria" della multinazionale, l'ultimo stabilimento Whirpool ha chiuso i battenti nel 2010. Si sono trasferiti in Messico, dove il costo della manodopera è di 4$ contro i 18$ necessari per pagare un lavoratore statunitense. L'indignazione dei cittadini di Evansville non è servita: tra l'altro, lo stabilimento Whirpool era l'ultima fabbrica presente in città: tanto per capire cosa dobbiamo aspettarci anche in Italia e in Europa.

Ai milioni di posti di lavoro persi direttamente a causa della delocalizzazione, dobbiamo sommare quelli che perdiamo come conseguenza indiretta della stessa:

Le piccole imprese, che non hanno la possibilità di trasferirsi altrove, non reggono la concorrenza di chi produce con costi irrisori, finiscono "fuori mercato" e chiudono
Meno lavoro significa meno consumi, e i piccoli commercianti - quelli che hanno resistito all'avvento della "grande distribuzione - sono costretti a chiudere. Spesso la diminuzione degli incassi è progressiva: guadagnano sempre meno, fino a quando i guadagni non sono più sufficienti per coprire le spese e quelli che non dispongono di risparmi per far fronte alla situazione - o qualcuno che li aiuta - finiscono per indebitarsi, finendo inevitabilmente nelle grinfie di equitalia.
Se il commercio piange, gli artigiani non ridono. Tutti gli interventi che non sono strettamente necessari, vengono rimandati, e aumenta il fai-da-te.
Anche il settore turistico, dalle strutture ricettive ai negozi di souvenir, risentono della crisi: si viaggia meno, e quando si viaggia si spende meno. Sono molti i turisti che pranzano con un panino all'ombra dei monumenti storici: e nei prossimi anni, ovviamente sarà sempre peggio. I dati tra l'altro, dimostrano che il calo più vistoso lo hanno registrato le strutture più economiche: anche i prezzi più bassi ormai sono proibitivi. Mentre gli alberghi di lusso, di contro, aumentano il fatturato.
Nei mesi scorsi il numero dei cassaintegrati ha toccato la soglia record di 450.000 unità e il trend dimostra che buona parte non saranno reintegrati. A questi, si aggiungono coloro che sono nelle liste di mobilità. Nel giro di pochi mesi, la maggioranza di queste persone finirà per ingrassare le liste di disoccupazione, e molte famiglie resteranno senza reddito..
dal web

[Modificato dal moderatore il 07/12/2011 alle 20.09.27]



 



Tutti i diritti sul sito, sui servizi e sui software di questo sito sono di proprieta' di SOSTANZA® Web Services & Intranet Tools.
E' vietata la riproduzione, la duplicazione, il reverse engineering e l'uso di chat-client non autorizzati. privacy e cookie policy






Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social e per analizzare il nostro traffico. Inoltre forniamo informazioni sul modo in cui utilizzi il nostro sito ai nostri partner che si occupano di analisi dei dati web, pubblicità e social media, i quali potrebbero combinarle con altre informazioni che hai fornito loro o che hanno raccolto in base al tuo utilizzo dei loro servizi. Ulteriori dettagli    CONSENTI